Se
avessi dovuto parlare
per ogni parola piegata
sul ventre dagli altri
o avessi dovuto tacere
nel silenzio di voci insolenti
o se avessi perfino dovuto agire
nel frastuono di isterici vuoti
avrei di certo parlato e detto
taciuto e agito
come copia sfiorita dal fiele
dell’altrui frustrazione
ed invece ho parlato e detto
ho taciuto e agito
per l’incanto profondo di scoprire me stesso
nel riflesso degli occhi e allo specchio
e in quel filo di fumo che anima è ancora
che con braccia tremanti dai ripetuti errori
tra gli squarci di luce dell’alba a venire
custodisco in parole e silenzi e azioni
battezzati ogni giorno da una nuova bellezza.