Il maestro e Margherita – Michail Bulgakov, 1973 – Garzanti, pp 428 – € 7,00.
La fascinazione del male avvolge la città moscovita. Le certezze vacillano ma il castigo è imminente. Il carico d’ironia del romanzo è tale che difficilmente può essere sopportato. Il diabolico gatto motteggia, l’assistente malefico ordisce trame d’inganno, mentre Messere distratto e casalingo dirige l’orchestra. Benvenuti al banchetto di Satana, canterebbero gli Stones. Ed è un gran ben venuto. Lo scrittore russo scardina i principi dell’appartenenza. Alle religioni, alle categorie del male, al sottobosco culturale della sua epoca. Biasima gli scrittori che sono tali sol perché afferiscono al circolo di scrittori, così come considera che il bene può anche germogliare dall’idea del male. E definisce l’amore quieto solamente tra le braccia di un pacifico ed eterno riposo. Margherita ama alla follia il folle maestro e non si tira indietro. Per amore diviene strega, valletta del Messere, per amore s’abbandona. E svanisce.
Uno dei romanzi più affascinanti e complessi che abbia mai letto. Credo di non averlo capito. Lo rileggerò presto prendendo spunto da queste dieci righe e poi, magari, chissà, potrei ritornare qui per porre qualche domanda. Grazie per avermi ricordato quest’opera così meravigliosa.
Ho sempre pensato che i libri ci vengano a cercare. In momenti differenti. Verrà il tempo in cui lei troverà la chiave di volta per questo romanzo, senza dubbio complesso. Un caro saluto. Alla prossima.
Massimiliano