Martin Eden
– Jack London, 2018 – Garanti – pp. 382 – € 7,00.
Celebrità e ipocrisia. Un giovane marinaio sconfina il suo ceto. Mettendo da parte scazzottate e sbronze, scegliendo i libri come grimaldello per l’evasione. Martin Eden sfiora il mondo piccolo borghese americano che lo incanta e viene abbagliato dalla bellezza di Ruth. Laureanda in lettere, in quotidiano contatto con i libri e con le menti eccellenti dell’epoca. Almeno così crede il Martin innamorato. E per amore promette a se stesso e al mondo di diventare un grande scrittore. Si da ad uno studio matto e disperatissimo, si appiattisce all’indigenza, frequenta il fermento dei giovani socialisti americani, appestate menti in una società che non riesce a contemplare un genuino sistema solidale. Confronta e scarta. Scarta quell’affresco che l’aveva illuminato all’inizio della sua fuga e lo scorge pieno di crepe. Così come Ruth che si piega al volere della famiglia ancorata ai soliti stereotipi. Ma le ore trascorse a versare fatica e sudore sulla scrittura alla fine lo rimettono in piedi dipingendolo di nuovi colori per quel mondo – familiare sopratutto – che l’aveva scansato e adesso lo richiede a gran voce nei salotti migliori. Ma sono richiami che lo lasciano inerte in uno stato di inedia spirituale che lo conduce a lasciarsi abbandonare verso il fondo del mare, l’unico luogo in cui potrà riscoprire la serenità perduta.