Il marchese di Roccaverdina
– Luigi Capuana, 2018 – Garzanti – pp. 268 – € 7,00.
Una Sicilia sul filo del trapasso, in cui il retaggio feudale resiste e con sé tutto l’armamentario delle tradizioni e delle oppressioni che si trascinano sull’ombra di ciò che rimane. L’amore declinato nella sua totalità. L’amore contrapposto, dalla sublimazione allo squallore. L’antitesi del marchese. Nel possesso violento, selvaggio, crudo e fine all’appagamento personale. L’onta del tradimento, seppur immaginario – anzi, come tale sostanzialmente reale perché avvenuto nella mente del dio del marchesato – da punire con l’assassinio di un ignaro servitore, fedele fino all’assurdità del vivere. E l’amore sublime, devoto – senza che nulla possa essere preteso – della serva Agrippina, schiava in ogni dove, che ripercorre l’amara via del ritorno, infinita, per giungere al capezzale del suo Figlio divenuto folle a causa del rimorso. Il marchese inebetito e morente tra le lacrime dell’unica donna che lo ha amato.