Rimini
– Pier Vittorio Tondelli – Bompiani – pp. 360 – € 10.
La scrittura cinematografica di Tondelli è pura bellezza. La storia è un intreccio di storie. Racconti di vita che s’intersecano, inganni, menzogne, verità celate. Caratteri e caratteristiche di un’Italia sempre uguale a se stessa, anche a distanza di tempo rispetto alla narrazione dei fatti, immaginari, ma non troppo come tende a definire lo stesso autore in calce al libro. Un giornalista rampante riceve un incarico prestigioso, andare a dirigere la pagina dell’Adriatico di uno dei quotidiani più importanti del nord Italia. Crede sia una promozione al suo immenso talento, scoprirà d’esser stato usato, quale pedina di un gioco molto più grande. Sul filo principale della vicenda vengono tessuti nodi struggenti, nodi d’esistenze disparate e disperate che si ammassano sulla stessa linea del tempo, in un romanzo di estrema modernità.
“Non sei nessuno […], nessuno ti fila, nessuno ti prende in considerazione. Se dovessi crepare nessuno, mai, si prenderebbe la briga di venire a ricercare fra il tuo passato per vedere chi eri e cosa avevi in testa e in cosa credevi o per chi avevi lottato […] È come se tutto fosse troppo piccolo per me. Non c’è più niente che colpisca il mio sguardo. Niente che possa giustificare la pena di quel mio stesso sguardo. Sento solo questo desiderio di gridare, sento la rabbia d’esser prigioniero di qualcosa che è dentro di me. […] Si cerca sempre se stessi in fondo, o qualcosa di noi che non c’è chiaro e che non abbiamo capito.”