– Simona Zecchi, 2018 – Ponte alle Grazie – pp. 320 – € 16,00.
L’autrice mette in piedi un’interessantissima inchiesta giornalistica sui buchi neri – volutamente lasciati annerire e marcire – della tragica notte del 2 novembre 1975. Gli interessi molteplici, i molteplici scambi, le parole cangianti di affini e sodali, i depistaggi, le retromarce, fogli svolazzanti smarriti, perduti, voluti perdere. La morte del Poeta che non si realizza nel preciso momento in cui viene fisicamente ucciso. Parte in maniera ragionata da lontano, nello spazio e nel tempo. Il teatro di un efferato delitto non è solamente o semplicemente L’idroscalo ostiense, il movente non è sessuale ma è bene che venga digerito in tale maniera. Il vizioso Poeta ucciso dal suo vizio, questo doveva essere il sigillo alla parola scomoda di Pasolini. Il fango di quella notte, utile nei giorni successivi a ricoprire ogni cosa. Schiacciare l’uomo, seppellirne la credibilità. Un piano preciso, come risultante di molteplici incastri a diversi livelli. Un insignificante capro espiatorio da dare in pasto alle istituzioni, alla stampa e all’opinione pubblica. Un soggetto ben scelto che mettesse in risalto la perversità del Poeta uomo dedito a circuire giovani. Al di là dell’eredita artistica del Poeta, opera che ancora stenta ad emergere per la dirompente potenza provocatrice non in linea con la ricerca di lidi confortevoli propria dell’italico popolo, di queste pagine rimangono malinconia e rabbia per una fine violenta e tragica.