Ogni viaggio ha un suo ritorno, come per dire che ogni medaglia ha un suo risvolto, ogni candela ha il suo gioco (che alla fine, si sa, non vale mai la cera – e su questi sottili giochi di parole il viandante adora perdersi, dunque cercheremo di riportarlo alla memoria, così che possa raccontarci).
Dunque ogni viaggio ha un suo ritorno.
Per quanto si rimanga fermi sui propri passi si finisce col ripercorrerli a ritroso nella memoria. Questo accade al viaggiatore, che volutamente sprovvisto di taccuino tecnologico
riavvolge il nastro di colori, suoni, voci e profumi di tulipano e annota, per quel che meglio crede valga esser annotato.
Rembrandt Plein è un posto in cui i colori si rincorrono freneticamente. In qualche modo il progresso ha reso omaggio in maniera particolare al cultore delle ombre. Così i colori del commercio l’hanno vinta sulla tenue ombra della vecchia Amsterdam. Ed escono fuori da fluorescenti schermi giganti a led, ti saltano addosso dalle insegne dei locali, ti ballano intorno al ritmo di musica Reggae dal coffe shop che la fa da padrona nella piazza.
Lo Smokey.
Un localino che il viaggiatore ha già conosciuto, alla texana, un po’ simile al fedele Sousie Saloon dove però è vietato vendere la prelibata coltura olandese. Allo Smokey invece come potrebbe essere altrimenti con un nome così? Al margine della piazza uno smilzo sembra esser venuto via da qualche film francese degli anni sessanta per mancanza di compenso. E per tirar su la giornata il tipo bassino, magro, col naso aquilino e un baffetto curatissimo, ribatte sul piede il ritmo di un ostinato swing, e impazza con le dita scarne sulle corde elastiche del suo contrabbasso e canta pure, e suda molto. Elliot, parla francese e ha accanto un tizio, anziano e surreale con un numero inverosimile di anelli al dito. Il viaggiatore inizia a pensare che tutta questa bijoutteria sia indicativa di uno status, ma non si capisce ancora bene quale. Il tipo, infagottato di gioielli da mercatino, balla come fosse rap il canto dello smilzo musicista e urlaccia, fastidiosamente, poi si volta verso la compagnia e inizia a sproloquiare. Ma il musicista col suo strumento si volta gentilmente e in francese invita lo scocciatore ad ascoltare. La musica ha il potere di alleviare le anime in pena, coccolarle, accudirle. Rimuovere dalla loro testa angosce e tormenti che si rifanno vivi al ritorno del nuovo giorno.
Il viandante lo sa bene, e considera quanto poco abbia ascoltato quella musica nell’ultimo periodo.