Avrei potuto essere
l’interminabile squillo
tra i tavolini d’un bar
e le ombre del passato.
Avrei potuto essere
silenzioso e assente,
un nome deviato,
un respiro da mozzare,
spegnere, celare.
Avrei potuto essere
uno scroscio d’acqua
in una vasca amara,
un giochino da prendere
usare e consumare,
un cane al guinzaglio
ma questo già c’è,
una voce cullante
senza alcuna pretesa.
Avrei dovuto essere.
Stanotte e per sempre vado via.
La corda spezzata
e il funambolo cade
su fiori resi marci dal rancore
e cade
con le mani tese verso parole tremanti
e il sapore delle lacrime sulle labbra.