Vorrei tornare ad essere bambino, ai giorni in cui scivolavo senza cura sull’erba umida, e il profumo della terra saliva lento e accarezzava le narici e inebriava il mio respiro. Vorrei tornare ad essere bambino, senza affitto da pagare nè scadenze cui far fronte, senza se nè ma da pronunciare prima ancora d’aver detto la verità. Già la verità… Vorrei tornare ad essere bambino per credere che in qualche modo ne esista una, e non molteplici e ingannevoli sguardi sovrapposti. Una verità che ha il sapore genuino della merenda popolare da dividere con gli amici di sempre, a mani nude, con mani che ancora non conoscono vergogna e disprezzo. E vorrei poter stringermi la vita tra le dita, le dita di allora, imbrattate di colori a tempera, e fango e gesso e ingenui sorrisi, dita pronte ad esser strofinate al ritorno con la veemenza di chi vorrebbe qualcosa di meglio per te. E vorrei poter sentirne il profumo, come parole dette mille e mille volte ancora, sbagliate, corrette, e ridette e mai dimenticate. Vorrei poter affondare le labbra nei capelli e scostare il volto solo per riprendermi il respiro. Il mio. Quello soffocato dagli anni, e le rincorse all’eco di no ripetuti che rimbalza nella mente e attraversa la memoria. Vorrei riprendermi il respiro che troppe volte ho bruciato, in fretta, in corsa, a rimediare errori. Vorrei ritornare ad esser bambino nelle notti di tempesta, quando usciti di soppiatto sfuggivamo al dogma della paura, del buio, e delle tenebre. A inseguire scarpe spaiate, a trattenere il fiato con la pioggia che pesante e dritta sbarra il cammino e nasconde le lacrime. Vorrei ritornare indietro senza la malinconia di occasioni mancate, per il gusto di assaporare ancora la pelle dei miei ricordi e scorgere per l’ennesima volta il bagliore intenso della vita che m’ha sfiorato a lungo, prima che giunga il disincanto a spazzarla via del tutto. Vorrei poter ritornare bambino per sentire davvero cosa si prova.