Quando siederai alla mia tavola
non avrò da mangiare,
ma mangerai,
quando siederai alla mia tavola
non avrò da parlare,
ma so che parlerai,
quando siederai alla mia tavola
potrò leggerti negli occhi
parole che non so,
destini piegati
da bestemmie ululanti
torrenti d’acqua rossa
e mani senza fiato,
miserie e gemiti
preghiere e salmi
che non hai comandato,
e tu fratello mio racconterai
che d’ascoltare ne ho.
Di scheletri d’anime
vaganti dentro l’ombre
di passi lebbrosi e cimici nell’ossa
e scoppi di sangue, e di sale, e di amore
echi di urla lasciate a marcire,
lontane,
accavallate,
come bimbe sul prato a giocare,
e salite in alto
a sfiorare il tuo nome,
e poi venute giù come gocce di tristezza.
Quando siederai alla mia tavola
avrò posto per te.
Attendo, qui, per stanotte,
in silenzio.