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Bookabook edizioni

Nei miei discontinui viaggi letterari, qualche tempo fa mi sono imbattuto in una singolare casa editrice con un particolare – il primo in verità in Italia – modo di ricercare, editare e pubblicare un testo. A partire dal basso. Sul principio del crowdfunding Bookabook muove i passi dei suoi percorsi editoriali. Dopo avere selezionato i testi, gli stessi, vivono se supportati dai lettori nella creazione di una rete salda che, già prima della pubblicazione di un libro, ne può decretare un discreto successo. Giovane realtà milanese in continuo divenire, per voce di uno dei suoi fondatori, Tomaso Greco, risponde alle “Cinque domande.”

Qual è lo spirito che caratterizza il suo essere editore?

Proporre nuove esperienze. Che significa non solo proporre inediti validi, ma anche e soprattutto ripensare il ruolo del lettore. A bookabook crediamo in un lettore protagonista della vita del libro. Non c’è successo editoriale senza passaparola, non ci sono editori, distributori, giornalisti, blogger, librai senza lettori.

Quale peculiarità deve avere un testo per poter essere pubblicato?

Convincere la nostra redazione, prima di tutto. E poi i lettori, attraverso una campagna di crowdfunding. Non esiste una lista di caratteristiche che un testo deve o non avere avere per farlo. Anzi, l’editoria è un mondo imprevedibile, ma con una costante: premia la penna che rompe lo schema.

Qual è il libro che ha amato di più da lettore e quale le ha dato maggiori soddisfazioni da editore?

Il formidabile mix tra Il giovane Holden di Salinger e Per la critica dell’economia politica di Marx, divorati sottobanco nelle ore di matematica in quarta ginnasio. Per i libri in sé, per il periodo e per le modalità di lettura. A fine anno riuscii a non prendere il debito, ma ne sarebbe comunque valsa la pena.Difficile invece dire il libro che mi ha dato più soddisfazioni da editore, ma se proprio devo, scelgo “Diario di un condannato a morte” di Alessandro Piana. Una storia intensa, dolorosa e purtroppo vera. Un tema difficile, quello della pena di morte, sul quale sono tutti o quasi, a parole, d’accordo. Ma che fatica a trovare attenzioni sui media. In questo scenario non facile, il libro di Piana è riuscito a ritagliarsi il suo spazio sugli scaffali delle librerie e nel dibattito, arrivando a coinvolgere anche Amnesty International. Per un editore è un bel riconoscimento del proprio lavoro.

C’è stato, nel suo percorso di vita, netto e distinto, un momento di scelta in cui ha affermato a se stesso “voglio vivere tra i libri e di libri?”

No. In modo diverso i libri hanno segnato tappe fondamentali della mia vita.

In quale misura crede che la letteratura oggi riesca ad incidere nella società e con quale forza lo scrivere costituisca un gesto politico?

Il gesto politico è leggere. È una scelta che associo all’idea di libertà.

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