Be’, ne ho fatte di cazzate,
dal giorno in cui ho urlato e spalancato gli occhi
per farmi sentire, per dire che c’ero.
Nel credermi vivo,
e in fondo allo specchio il pensiero raccolto
tenuto nascosto tra queste mani,
come sottili capelli intrecciati
da parole leggere
a cantare sopra voci
e voci e voci,
leggere,
leggere e dimenticate.
Ho mentito a me stesso,
chiamandomi vero.
Be’, ne ho fatte di cazzate,
riflesse nel sorso mancato
del vino di riserve a buon mercato,
nel pasto andato a male,
sprecato per la fretta di arrivare.
E poi dove, e dove sono arrivato adesso?
Be’ ne ho fatte di cazzate,
pensando d’amare chi amore non ha
scegliendo di fare quando fare non c’era,
sbagliando una volta e poi un’altra ancora.
In questo cammino arrivato a metà,
come dice il poeta che ha visto l’Inferno,
il mio piccolo solco l’ho tracciato sul viso
e il ricordo di un gemito,
e il sentire di un fremito freddo
che mi chiama a raccolta.