Ho stracci di parole cucite sul petto
e morsi di anime, e sale e ferite sul ventre
ho caviglie veloci, da lasciar dietro il vento
e mani tese alla luna la notte
e ho le onde sugli occhi
che tracciano il solco tra i vivi
e i lamenti assenti di questi,
i morti, che porto con me sulle spalle
ché il sole ci lacera adesso
li lacera addosso
su quel che rimane di braccia,
unico vanto e nostro possesso
carta d’accesso ad un campo
a disseppellire la terra
prima che essa ci leghi a se stessa
per quel che sarà,
ed ho una nuova giornata, un mattino
da rendere grazia al signore
che ha indossato il cappello di paglia
e disegnato fumanti bestemmie nell’aria
e mi ha spinto, per quello che so
a raccoglierli ancora.