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Gocce



Non replicare, non dire nulla.
Per queste mani,
per queste mani che non possono contenerlo,
e stringono l’acqua, e provano a farlo,
e strappano a denti stretti
gocce all’oceano
che sentiresti vibrare sulla pelle,
se soltanto adesso fossi qui.
Le senti?
No, non replicare, non dire nulla.
Ecco, lì, scivolano piano, come parole mai dette
e ritornano a largo,
immergendomi nel sapore di lacrime mute.
Hanno viaggiato,
di labbra in labbra,
gocce di piacere,
urla di terrore,
gemiti di una notte fottuta all’oblio,
fottuta alla luna,
fottuta a noi stessi.
Hanno viaggiato,
graffiando talvolta
quello che di noi rimane,
e adesso si spengono oltre.
Torneranno ancora,
a disperdersi
per l’aria,
perché ancora
e ancora
e ancora una volta pioverà
sulle nostre teste,
quando non saremo più capaci di amare
quando il sole disegnerà maschere nuove
sui resti delle nostre menzogne,
meravigliose artiste,
puttane che sussurrano,
per non far rumore.
No, adesso no. Non replicare. Non dire nulla stasera,
ascolta.
Ascolta il lamento di un uomo che ride
ascolta il sibilo d’aria che sfiora la pelle
e bagna i miei occhi,
provati dal gelo.

(a Bibi, e chi vorrà…)

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