Quando il tassista si ferma, soddisfatto, davanti ad una parruccheria per uomo ti chiedi perché, sopratutto se ti sei sparato due ore di volo a zonzo per l’Europa, due di autobus sulle scorrevoli autostrade dei paesi bassi, e principalmente se al posto del coiffeur pensi di trovarci l’ostello che avevi prenotato.
Eppure l’indirizzo corrisponde, e così la via (dal nome impronunciabile).
Dunque il viaggiatore scende col suo carico di zavorra pesante. E, perpelsso, scruta attorno.
Non sembra essere cambiato molto dall’ultima volta.
Il freddo pungente (era d’ottobre, è di giugno), il Susie Saloon pieno di gente d’ogni tipo, le paperette che scivolano seguendo la corrente lenta del canale, e dall’altra parte del ponticello gli avventori che bivaccano davanti al greenhouse.
Un film già visto.
L’allegro portone tinto di verde dell’ostello-parruccheria, nasconde oltre il vetro lucido un breve messaggio in inglese. “carissimo ospite, ti sto aspettando, puoi trovarmi al pub accanto o chiamarmi al numero etc etc etc.”
Firmato Gonzo.
Il viaggiatore con un sorriso di stanchezza entra al SusieSaloon, quello in cui s’era imbattuto mesi fa nel madonita Brocato dall’accento improbabile, e chiede di Gonzo.
Peccato, era lì fino a cinque minuti prima, dicono, giocava a biliardo, magari è fuori a fumare una sigaretta, no non c’è… sarà nei paraggi, qualche minuto d’attesa. E’ noto che quando attendi un Gonzo qualsiasi e non sai assolutamente che tipo sia, in ogni faccia che incontri ritrovi un po’ di lui. Nel fare smargiasso di un nibelungo dalla barba folta, gli stivali all’insù e la maglietta da harleista. Forse quel tipo lì è davvero Gonzo, in effetti dall’aspetto non potrebbe essere altrimenti, poi passa accanto un vecchio dal fare bizzarro, con una serie infinita d’anelli al dito e un paio d’orecchini appesi ai lobi, inizi a considerare la certezza precedente non così certa e credi di ritrovare in quel signore lì il tanto agognato Gonzo, potrebbe anche darsi. Infine, credi di non avere dubbi per quel poco che credi, e associ quel bizzarro nome alle gambe scattanti di un ragazzo dal fare allegro che entra di corsa al pub. Così il viaggiatore incrocia lo sguardo speranzoso con quello della cameriera che brucia con un sorriso la sua certezza. Non resta che sedersi comodi a bere una fresca Heineken indigena. D’altra parte è l’ora dell’Happy Hour, sono le 18,30 e una pinta viene via a soli 3 euri.
E attendere gonzo, si sa, chiunque esso sia, val bene una pinta.