(la copertina si riferisce alla mia personale edizione)
Saccheggio le parole di Italo Calvino:
“I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…» Questo avviene almeno tra quelle persone che si suppongono «di vaste letture»; non vale per la gioventù, età in cui l’incontro col mondo, e coi classici come parte del mondo, vale proprio in quanto primo incontro. Il prefisso iterativo davanti al verbo «leggere» può essere una piccola ipocrisia da parte di quanti si vergognano d’ammettere di non aver letto un libro famoso. Per rassicurarli basterà osservare che per vaste che possano essere le letture «di formazione» d’un individuo, resta sempre un numero enorme d’opere fondamentali che uno non ha letto…”
[Perchè leggere i classici, Mondadori]
Con quest’opera inauguro una “pericolosissima” rubrica dall’altrettanto pericoloso titolo.
“Grandi Classici”.
Da un lato le considerazioni della Tamaro riguardo Verga, dall’altro la scomparsa di una persona a me molto cara, che molto ha a che fare con la classicità della letteratura, hanno sospinto la realizzazione di questo spazio che da tempo covavo, con tutti i rischi che ne conseguiranno.
Questa rubrica è dedicata a Rosanna Cancila.
Il romanzo “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni rappresenta uno spartiacque della letteratura italiana. La sua pubblicazione (mi riferisco all’edizione del biennio 1840-42) definirà un prima e un dopo. Quest’opera maestosa che si snoda tra le intricate e picaresche vicende amorose di Renzo e Lucia va ben oltre, offrendo un affresco vivido della Lombardia del ‘600 con un occhio non distante all’Italia dell’800 contemporanea dell’autore e ancora oggi riconoscibile nei suoi tratti principali. Tra le pagine dense di pathos e di riflessioni profonde, Manzoni ci conduce in un’epoca di fervore politico e sociale, in cui la lotta per la dignità e la ricerca della giustizia si intrecciano con le vicissitudini dei protagonisti. La narrazione si fa carico di un’importante dimensione morale, in cui si pongono al centro temi universali quali la fede, la redenzione e la speranza. Lo scrittore, con uno stile nuovo – come in fondo nuova e continuamente rinnovata è la scrittura – sorretta da un’intima conoscenza dell’animo umano, ci regala una galleria di personaggi indimenticabili. A tal proposito, la grandezza dell’opera si riflette nei continui riferimenti di cui è pregna la cultura italiana, nel debito costante verso i personaggi e le loro profonde caratterizzazioni, assurte a topoi dell’italica gente. Oltre ai promessi, fra i tanti la perpetua, Don Abbondio, Don Rodrigo, I Bravi, La monaca di Monza, Fra Cristoforo, L’innominato, L’azzeccagarbugli e quel meraviglioso esser Carneade che in molti cercano in quest’epoca d’evitare.
“I promessi sposi” costituisce un’opera monumento, nonostante il farraginoso e spesso tedioso percorso di conoscenza che passa per la sua scolarizzazione (cosa che altresì avviene per la Divina Commedia). Un’opera che rapisce il lettore e lo invita a riflettere sulla natura dell’uomo, sulle ingiustizie sociali e sulla forza scaturita da quel sentimento che chiamiamo amore, atto a determinare la capacità e la forza di chi non si arrende nell’affrontare le avversità. È un capolavoro che, nel suo imponente splendore, continua a risuonare nella coscienza collettiva.