Skip to content

Il mago di Riga di Fontana

– Giorgio Fontana, 2022 – Sellerio – pp. 136 – € 13,00.

«Per lui il tempo assomigliava a un lago che non doveva essere attraversato lentamente, bensì prosciugato alla svelta. Se andavi abbastanza veloce, se avevi il coraggio di bruciarti nel processo, l’infelicità non poteva raggiungerti davvero: la graduale trasformazione in un essere umano disilluso e incapace di stupore, un destino che riguardava la stragrande maggioranza del pianeta, non sarebbe avvenuta.»

Leonard Cohen cantava che è “dalle crepe che entra la luce”. Dolore e capacità si fondono nella figura del protagonista. L’idea che non necessariamente dalla linearità possa sgorgare la bellezza è alla base di questo delizioso libro. Fontana racconta le vicende di Michail «Misa» Tal’ eccentrico campione di scacchi sovietico che si discosta dallo “standard” del ruolo. Un uomo che nella vita, così come nel gioco dei Re, percorre le strade meno battute, talvolta le inaugura, altre volte ritorna per vie tortuose là dove nessuno sarà più in grado di raggiungerlo.

«La storia degli scacchi era una grotta di volti sopravvissuti alle disgrazie, alla solitudine, al buon senso e alle necessità del quotidiano per restare aggrappati lì, a un tavolo da gioco, intenti a sopraffarsi l’un l’altro»

«Ma il mondo reale era stupido: era pieno di vigliaccheria, tasse, spese al mercato, documenti, calcestruzzo, incombenze; di lento o repentino morire; era dominato dalle leggi svilenti dell’idraulica e dell’economia e della medicina: non gli piaceva.»

«A torto o a ragione, un ubriaco si vendica dell’intero cosmo: potete schiacciarmi, mutilarmi, fare ciò che volete di me – ma io so- no sbronzo, conosco la vanità di ogni programma a lungo termine, e questo non me lo toglierete mai.»

«l’alcool leniva il dolore incessante. Quanta sofferenza può produrre un corpo? Quanta ne può sopportare?»

«Nella maggior parte dei casi la malattia, se prolungata e ineliminabile, consuma un essere umano fino alla disperazione; altrettanto spesso lo indurisce; ma Miša non ascoltò mai le sirene del vittimismo. Non trasformò i suoi impedimenti in rancore, né li usò come scusa per giustificare le sconfitte. Aveva scelto di vivere fino allo stremo: senza tradire la propria educazione, il galateo che animava ogni suo gesto, amabilità garbo e cortesia; ma fino allo stremo.»

«Il problema dell’esistenza era l’abbondanza di metafore ingannevoli.»

«Del resto scegliere di ardere il proprio genio è a sua volta opera geniale: soltanto i mediocri credono sia possibile incrementarlo giorno dopo giorno, o proteggerlo dagli urti. Il talento sepolto non porta frutti, e forse nemmeno il talento investito con oculatezza. Solo quanto dissipato è realmente vivo.»

«Del resto, pensava, abbiamo tutti il goffo bisogno di chiuderci in una formula perché il mistero ci atterrisce quanto il nostro destino di ignoranza: nulla sappiamo realmente degli altri, nulla sapremo mai di loro.»

«Essere gentile gli era sempre venuto naturale; vedere la letizia accendersi nel viso altrui era un piacere irresistibile, e sentirsi amato una dipendenza forte quanto l’alcool.»

«l’incapacità di resistere al capriccio, ecco cosa mi ha perseguitato. Ho fatto quel che volevo perché ero sicuro del perdono altrui.»

«in alcuni di noi pulsa qualcosa che non ci appartiene fino in fondo, un bisogno terribile e che pure occorre sfamare, la cui violenza ci rende più sfuggenti e insieme – ecco il paradosso, il suo
piccolo ricatto quotidiano – più desiderabili.»

«riteneva che errore e correttezza non fossero concetti opposti bensì fusi e lavorati insieme nella fragile lega del rischio.»

«Meglio giocare, giocare per la pura festa di giocare, fino a che giorno e notte non perdano di senso: giocare con la devozione e la letizia dei ragazzini che strillano e non vogliono tornare a casa a fare i compiti o lavarsi – le stupide incombenze del mondo reale. Soltanto con questo spirito era possibile creare arte. Prendersi tutto e tutto donare. Che esistenza! Che inestimabile privilegio avere abitato il pianeta in quei giorni così impervi e così ricchi, lavorando per forgiare bellezza, rifiutando ciò che gli altri ritenevano essenziale, e vendicando il superfluo!»

«Per l’ennesima volta aveva dimostrato che la materia è illusione, e la fiaba più vera della realtà.»

«in fondo al mistero c’era una luce straziante e immensa e tale luce lo avrebbe inghiottito, già lo stava inghiottendo, svelando ogni segreto su vita dolore pietà e violenza, e insieme privandolo della possibilità di raccontarlo a chi amava.»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.