– Paolo Maurensig, 2021 – Einaudi – pp. 143 – € 17,50.
Ossessione e vergogna si mescolano in questo delizioso racconto. Beethoven al cospetto di Hitler, quattro musicisti, una delazione. L’impronta d’odio che ha marchiato l’esistenza germanica durante il nazismo non si cancella facilmente, lascia una traccia comunque. Nonostante i tentativi di fuga, di ricostruzione, di mistificazione. Se ne resta là, latente, e sgorga come una bestia inferocita. Vogel è la personificazione del male, un male forse non del tutto consapevole, ma naturale, istintivo. E la musica dolente del gigante berlinese rimane sottofondo di una storia sbagliata.
«Mi chiedevo se ciò che chiamano amore, il più controverso dei sentimenti, al quale ci si appiglia per giustificare a volte le azioni più abbiette, possa avere in certi casi questa rara facoltà di restare immutato nel tempo. Ma in ogni caso, per quanto crei sofferenza, è pur sempre il miglior antidoto alla sofferenza stessa.» [p.19]
«… la natura è priva di morale, ed è disposta a qualsiasi tipo di compromesso» [p. 106]