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Infocrazia di Han

– Han, Byung-chul, 2023 – Einaudi – pp. 88 – € 12,50.


«Il paradosso della società dell’informazione sostiene: gli esseri umani sono prigionieri delle informazioni. Si incatenano loro stessi, nella misura in cui comunicano e producono informazioni. La prigione digitale è trasparente.»

Con questo saggio, Han critica aspramente la società dell’informazione, in cui l’accesso costante e pervasivo alle informazioni ha generato un nuovo sistema di potere basato sulla gestione e la manipolazione dei dati. Attraverso un’analisi lucida e penetrante, l’autore smaschera la creazione di una nuova forma di potere che, grazie alle tecnologie dell’informazione, ha generato una classe privilegiata di individui in grado di accedere e gestire le informazioni a loro vantaggio.

annotazioni:

«Il regime dell’informazione si accompagna al capitalismo dell’informazione, che evolve in capitalismo della sorveglianza e declassa gli esseri umani a bestie da dati e consumo.»

«Ogni dominio persegue una propria politica della visibilità. Nel regime sovrano è essenziale inscenare sfarzosamente il potere: lo spettacolo è il suo medium. Il dominio si presenta come splendore teatrale: ebbene sí, è proprio lo scintillio a legittimarlo.»

«La trasparenza è la facciata di un processo che si sottrae alla visibilità. La trasparenza stessa non è trasparente: ha un retro. La sala operativa della trasparenza è oscura. Ci consegniamo, cosí, al crescente potere della blackbox algoritmica.»

«Il dominio del regime dell’informazione si nasconde, mescolandosi del tutto con la quotidianità. Si occulta dietro la cortesia dei social media, dietro la comodità dei motori di ricerca, dietro le voci cantilenanti degli assistenti vocali o la premurosa utilità delle app intelligenti. Lo smartphone si rivela un informatore efficiente, che ci sottopone a una sorveglianza continua.»

«La smart home trasforma l’intero appartamento in una prigione digitale, che protocolla minuziosamente la nostra vita quotidiana. L’aspirapolvere intelligente, che ci risparmia la fatica delle pulizie, mappa l’intero appartamento. Il letto intelligente con sensori connessi in rete prolunga il controllo durante il sonno. La sorveglianza s’insinua nella quotidianità sotto forma di convenienza. Nella prigione digitale come zona del benessere smart non si solleva alcuna resistenza al regime dominante.»

«Il capitalismo dell’informazione si appropria delle tecniche neoliberali del potere. Diversamente dalle tecniche del potere proprie del regime disciplinare, esse non lavorano con obblighi e divieti ma con stimoli positivi. Sfruttano la libertà, invece di sottometterla.»

«Il potere disciplinare, repressivo, cede il posto a un potere smart, che non ordina, ma sussurra, non comanda, ma sospinge, vale a dire, induce con mezzi sottili al controllo del comportamento.»

«lasciano il passo al motivare e all’ottimizzare. Nel regime dell’informazione neoliberale il dominio si presenta come libertà, comunicazione e comunità.»

«Sorvegliare e punire»

«Gli influencer, nella veste di guide motivazionali, si atteggiano a salvatori. I follower partecipano alla loro vita come discepoli, comprando i prodotti che gli influencer ingiungono di consumare nella messa in scena della loro quotidianità. Cosí i follower prendono parte a una eucaristia digitale. I social media somigliano a una chiesa: il like è il loro Amen. Lo sharing è la comunione. Il consumo è la salvezza. La ripetizione come drammaturgia dell’influencer non produce noia e routine, piuttosto conferisce al tutto il carattere di una liturgia.»

«Al tempo stesso, gli influencer presentano i prodotti di consumo come strumenti di auto-realizzazione. Cosí ci consumiamo fino alla morte, ci realizziamo fino alla morte.»

«Consumo e identità arrivano a coincidere: l’identità stessa diventa una merce.»

«Ci crediamo liberi, mentre la nostra vita è sottoposta a una protocollazione totale finalizzata al controllo psicopolitico del comportamento.»

«Nel regime dell’informazione neoliberale il funzionamento del potere è garantito non dalla coscienza della sorveglianza permanente, bensí dalla libertà percepita. Diversamente dallo schermo televisivo intoccabile del Grande Fratello, il touchscreen intelligente rende ogni cosa disponibile e consumabile.»

«Nel regime dell’informazione essere liberi non significa agire, ma cliccare, mettere like e postare. Cosí non s’incontra mai resistenza, non c’è da temere alcuna rivoluzione.»

«Big Data e Intelligenza Artificiale consentono al regime dell’informazione di condizionare il nostro comportamento a un livello posto al di sotto della soglia di coscienza. Il regime dell’informazione si appropria di quegli strati preriflessivi, pulsionali, emotivi del comportamento, che precedono le azioni coscienti.»

«La digitalizzazione del mondo della vita procede inarrestabile. Sottopone la nostra percezione, il nostro rapporto col mondo, la nostra convivenza a un cambiamento radicale. Siamo storditi dall’ebbrezza della comunicazione e dell’informazione.»

«La democrazia degenera in infocrazia.»

«Il medium decisivo agli albori della democrazia è il libro. Il libro fonda il discorso razionale dell’Illuminismo. È al pubblico di lettori ragionanti che dobbiamo la sfera del discorso pubblico, essenziale per la democrazia.»

«I mass media elettronici distruggono il discorso razionale plasmato dalla cultura libraria e producono una mediocrazia.»

«Essi hanno un’architettura particolare: data la loro struttura anfiteatrale i destinatari sono condannati alla passività.»

«Nella mediocrazia anche la politica si sottomette alla logica dei mass media. L’intrattenimento veicola i contenuti politici e mina la razionalità.»

«Vince le elezioni chi si presenta meglio sulla scena. Il discorso degenera in show e pubblicità. I contenuti politici giocano sempre meno un ruolo. Cosí, la politica perde ogni sostanza e viene erosa fino a diventare una politica telecratica dell’immagine.»

«Il nuovo medium di sottomissione è lo smartphone. Nel regime dell’informazione gli esseri umani non sono piú spettatori passivi, che si arrendono al divertimento: sono tutti trasmettitori attivi. Producono e consumano informazioni in modo permanente. L’ebbrezza comunicativa, che assume oggi forme di dipendenza e maniacalità, trattiene gli esseri umani in una nuova minorità. La formula di sottomissione tipica del regime dell’informazione è: ci comunichiamo da morire.»

«La struttura anfiteatrale dei mass media cede il passo alla struttura rizomatica dei media digitali, che non possiede un centro. La sfera pubblica decade a spazio privato. Cosí la nostra attenzione non viene diretta su temi rilevanti per la società nel suo complesso.»

«Per una comprensione piú profonda dell’infocrazia e della crisi democratica nel regime dell’informazione è necessaria una fenomenologia dell’informazione. Questa crisi comincia già a livello cognitivo. Le informazioni hanno un ristretto margine d’attualità: manca loro la stabilità temporale, in quanto vivono del “fascino della sorpresa”. A causa della loro instabilità temporale esse frammentano la percezione: gettano la realtà in un “vorticepermanente di attualità”»

«Nella società dell’informazione semplicemente non abbiamo tempo per l’agire razionale. La costrizione alla comunicazione accelerata ci depriva della razionalità. Messi sotto pressione, ripieghiamo sull’intelligenza. L’azione intelligente si orienta alle soluzioni e ai risultati rapidi. Come osserva correttamente Luhmann: “In una società dell’informazione non si può
piú parlare di comportamento razionale, ma semmai soltanto di comportamento intelligente”»

«La razionalità discorsiva è minacciata, oggi, anche dalla comunicazione affettiva. Ci lasciamo influenzare 14 fin troppo da informazioni in rapida successione. Gli affetti sono piú veloci della razionalità. In una comunicazione affettiva s’impongono non gli argomenti migliori, bensí le informazioni dotate di maggiore potenziale d’eccitazione.»

«È cosí che le fake news generano piú attenzione dei dati di fatto.»

«Un singolo tweet, che contenga fake news o un frammento d’informazione decontestualizzato, è potenzialmente piú efficace di un argomento fondato.»

«L’infocrazia promuove l’azione strumentale, orientata al successo; l’opportunismo dilaga.»

«Le convinzioni o i principî temporalmente stabili vengono sacrificati in favore degli effetti a breve termine del potere.»

«La psicometria, anche detta psicografia, è un procedimento per la profilazione della personalità basato sui dati. Il profiling psicometrico consente di prevedere il comportamento di una persona meglio di quanto saprebbero fare un amico o il partner. Se i dati sono sufficienti, si possono generare informazioni che superano persino ciò che crediamo di sapere su noi stessi. Lo smartphone è un dispositivo psicometrico di registrazione, che giornalmente, anzi a ogni ora, nutriamo di dati. Esso permette di calcolare con esattezza la personalità del suo utilizzatore.»

«La psicometria è uno strumento ideale per il marketing psicopolitico. Il cosiddetto microtargeting si serve proprio della profilazione psicometrica. Agli elettori vengono mostrate, a partire dai loro psicogrammi, pubblicità personalizzate sui social network. L’infocrazia operante sui dati indebolisce il processo democratico, il quale presuppone autonomia e libero arbitrio.»

«Nella competizione elettorale come guerra informatica non sono gli argomenti migliori a prevalere, bensí gli algoritmi piú intelligenti. In questa infocrazia, in questa guerra informatica non c’è posto per il discorso.»

«Nell’infocrazia le informazioni sono usate come armi.»

«Le guerre informatiche (Infowars), con le loro fake news e teorie del complotto, mostrano lo stato dell’odierna democrazia, nella quale verità e verosimiglianza non hanno piú alcun significato. La democrazia sprofonda in una impenetrabile giungla informatica.»

«La democrazia è lenta, prolissa e complicata. Perciò la diffusione virale dell’informazione – l’infodemia – danneggia enormemente il processo democratico. Argomentazioni e giustificazioni non possono essere veicolate da tweet o meme, che si diffondono e riproducono a velocità virale. La coerenza logica, che contrassegna il discorso, è estranea ai media virali. Le informazioni hanno una logica propria, una propria temporalità, una propria dignità al di là di verità e menzogna.»

«Anche le fake news sono prima di tutto informazioni. Esse hanno già esercitato il loro pieno effetto prima che abbia inizio un processo di verifica. Le informazioni sfrecciano davanti alla verità e non vengono piú raggiunte da questa. Il tentativo di combattere l’infodemia con la verità è perciò condannato al fallimento: l’infodemia è resistente alla verità.»

«I follower, come nuovi sudditi dei social media, si lasciano addestrare dai loro influencer come bestiame da consumo. Vengono depoliticizzati. La comunicazione sui social media, guidata dagli algoritmi, non è libera né democratica. Essa conduce a una nuova minorità.»

«Lo smartphone come dispositivo di sottomissione è tutt’altro che un parlamento mobile: esso accelera la degenerazione della sfera pubblica, in quanto pubblicizza instancabilmente la sfera privata come una vetrina mobile. Lo smartphone produce degli zombie del consumo e della comunicazione, anziché cittadini responsabili.»

«Nell’agire comunicativo devo rappresentarmi la possibilità che la mia espressione venga messa in questione dall’altro. Una espressione priva di qualsiasi punto interrogativo non ha carattere discorsivo.»

«L’odierna crisi dell’agire comunicativo può essere ricondotta al meta-livello per cui l’altro è in sparizione. La scomparsa dell’altro implica la fine del discorso perché sottrae all’opinione la razionalità comunicativa.»

«L’espulsione dell’altro rafforza la costrizione auto-propagandistica a indottrinare sé stessi con le proprie idee.»

«La crisi della democrazia è in primo luogo una crisi dell’ascolto.»

«Piú a lungo navigo su Internet, tanto piú la mia bolla dei filtri si riempie di informazioni di mio gradimento, che rafforzano le mie convinzioni. Mi vengono mostrate solo quelle visioni del mondo che si conformano alle mie. Informazioni d’altro tipo vengono tenute lontane. In questo modo la bolla dei filtri mi avviluppa in un permanente “io-dormiente”.»

«La crescente atomizzazione e trasformazione narcisistica della società ci rende sordi alla voce dell’altro e conduce alla perdita dell’empatia. Oggi siamo tutti dediti al culto di noi stessi.»

«Ciascuno performa e produce sé stesso. A essere responsabile della crisi della democrazia non è la personalizzazione algoritmica della Rete, bensí la sparizione dell’altro, l’incapacità di ascoltare.»

«Oltre alla globalizzazione, anche la digitalizzazione e la connessione in rete accelerano il decadimento del mondo della vita. La crescente de-fatticizzazione e de-contestualizzazione del mondo della vita distrugge l’“orizzonte olistico” dell’agire comunicativo.»

«Nell’agire comunicativo ciascun partecipante avanza una pretesa di validità: se questa non è accettata dall’altro, si svolge un discorso. Il discorso è un atto comunicativo che tenta di raggiungere un’intesa tra le diverse pretese di validità. Esso procede per argomenti, mediante i quali tali pretese vengono fondate o rifiutate. La razionalità che abita il discorso è detta razionalità discorsiva.»

«La pretesa di validità delle tribú digitali in quanto collettivi identitari non è discorsiva, ma assoluta, perché priva di razionalità comunicativa.»

«Nell’universo post-fattuale delle tribú digitali l’espressione non ha piú alcun riferimento ai fatti e rinuncia cosí a ogni razionalità. Non è criticabile né tenuta a giustificarsi. Chi, tuttavia, si dichiara per essa, ne ricava un sentimento di appartenenza. Il discorso è sostituito, dunque, da fede e confessione. Al di fuori della cerchia tribale, allora, ci sono soltanto nemici, anzi altri, che è necessario combattere. L’odierno tribalismo, che si rileva non soltanto a destra ma anche nella politica identitaria della sinistra, divide e polarizza la società.»

«Esso fa dell’identità uno scudo o una fortezza, che respinge ogni alterità.»

«Oggi la comunicazione diventa sempre meno discorsiva, nella misura in cui si perde sempre piú la dimensione dell’altro. La società si dissolve in identità inconciliabili, prive di alterità. Al posto del discorso troviamo una guerra dell’identità. La società perde cosí l’elemento comunitario, anzi ogni senso civico»

«Non prestiamo piú ascolto reciproco. L’ascolto è un atto politico in quanto unisce gli esseri umani in una comunità e li abilita al discorso: esso istituisce un noi. La democrazia è una comunità di ascoltatori. La comunicazione digitale, in quanto comunicazione senza comunità, annienta la politica dell’ascolto. Cosí, ascoltiamo soltanto noi stessi. Questa è la fine dell’agire comunicativo.»

«Nell’èra delle fake news, della disinformazione e delle teorie del complotto, stiamo perdendo la realtà e le verità fattuali. L’informazione circola ormai completamente scollegata dalla realtà, in uno spazio iperreale. Si perde la fiducia nella fattualità. Viviamo quindi in un universo de-fatticizzato. In definitiva scompare, con le verità fattuali, il mondo comune a cui potremmo riferirci nelle nostre azioni.»

«Le informazioni sono additive e cumulative. La verità, invece, è narrativa ed esclusiva. Esistono mucchi di informazioni o di spazzatura informativa. La verità, invece, non forma un cumulo. Non è frequente. Per molti versi si contrappone all’informazione. Elimina la contingenza e l’ambivalenza; elevata a narrazione, fornisce significato e orientamento. La società dell’informazione, invece, è vuota di significato. Solo il vuoto è trasparente. Oggi siamo ben informati, ma disorientati. Le informazioni non hanno potere di orientamento.»

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