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Lettera a un editore



Credo che riceviate decine e decine di lettere del genere al giorno. Lettere in cui il mittente afferma d’essere un talento non ancora scovato che attende di schiudersi. Proposte di scrittura innovativa, pronta a rivoluzionare il mondo dell’editoria, a fare il boom di vendite.
Per quanto mi riguarda, sono uno scrittore, ma di scrittura non vivo.
Hanno pure pubblicato un mio romanzo, che sta passando senza clamore nelle poche librerie che hanno avuto l’ardire d’accoglierlo. Ho racconti sparsi per il web che si rincorrono sui mi piace dei social network, ma di scrittura non mangio. Mi rendo conto che di questi tempi l’investimento non conviene, dunque si accettano caparre. E scrivere non appare essere più un mestiere ma un hobby di professionisti che hanno capacità finanziare per coprire spese di pubblicazione, editing e quant’altro la macchina editoriale moderna prevede.
Niente più sudore.
Metto insieme alcune parole che mi appaiono carine e di gusto, cortesi e gentili, e poi via ad impaginarle, pronte per essere stampate…
Per me che non ho seguito corsi d’editoria, né d’impaginazione, per me che spesso scrivo direttamente sull’editor di gmail non vedo futuro roseo, né cartaceo, eppure continuo a scrivere, ad inviare plichi e mail.
Tocca anche a voi.
Vi spedisco un mio lavoro, uno di quei lavori che non rivoluzionerà il panorama editoriale né raggiungerà le vette dei più venduti, (perchè pur essendo un buon gustaio non ho ricette da proporvi), un romanzo che è pieno di fatica, qualcosa di anacronistico, insomma.

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