L’innominabile attuale
– Roberto Calasso, 2017 – Adelphi – pp. 190 – € 20.00.
Colto, difficile, spiazzante. Illuminato e illuminante. Taglia il presente, Calasso, lo seziona con estrema raffinatezza, ci rimanda indietro nel tempo, a scorgere con occhi attenti come il continuo ciclo della storia umana si vada a sovrapporre agli errori fatti, da rifare in futuro con rinnovate motivazioni. Lo squarcia il nostro presente, e lo rende, pur sempre nella sua complessità, leggibile. Pieno di fulminanti e brillanti elementi di riflessione. Ne ho annotati a decine.
«La democrazia formale è senz’altro la più perfetta versione della democrazia, ma anche la più inapplicabile. Sopratutto quando è stato superato un certo meridiano della storia e le pressioni demografiche, etniche, psichiche diventano sopraffacenti. Allora risorge la chimera della democrazia diretta. Suo fondamento è l’odio per la mediazione, che facilmente diventa odio per il pensiero in sé, indissolubilmente legato alla mediazione, p.40[…] Guarda alla piazza, guarda alla taverna, guarda al teatro, guarda al bordello: sono tutti laboratori dell’errore. Ecco che trovi qui o anche lì l’uomo secolare, p. 43 […] Si sentirono improvvisamente assediati da stranieri, che chiamavano migranti. I quali volevano usare le loro procedure, ma continuavano a guardarli con l’occhio infido di chi si sente altrove. Già vederli circolare nelle strade più familiari instillava una sensazione di inquietudine, p.46 […] Finché un giorno, all’alba del mondo digitale, non si profilò un termine fascinoso: disintermediazione. Ora bastava digitare certe parole, in sequenza, e chiunque aveva l’impressione di agire in prima persona … se questo valeva per un viaggio o un a prenotazione di albergo, perché non doveva valere anche in politica?, p.77 […] Oggi avere potere, significa sapere cosa ignorare, p.82 […] E i ribelli sono ormai le sparse tribù dell’analogico, con i loro dischi di vinile, p.84 […]