L’uomo che guardava passare i treni •••••
– Georges Simenon, 1991 – Adelphi – pp. 211 – € 10,00.
“Dunque, non sono né pazzo né maniaco! Solo che a quarant’anni ho deciso di vivere come più mi garba senza curarmi delle convenzioni né delle leggi, perché ho scoperto un po’ tardi che nessuno le osserva e che finora sono stato gabbato.”
Kees Popinga è un uomo comune, classico padre di famiglia, borghese, moderatamente ambizioso, in un Olanda pacifica. Ha un ottimo lavoro che gli permette di acquistare una casa decorosa, da scalata sociale. Eppure quell’uomo sente dentro sé pulsioni assopite che vorrebbe liberare senza riuscire a farlo. Fino a quando, casualmente, una sera incontra il magnate per il quale lavora, che in uno stato di lucida ebbrezza lo mette al corrente della verità. Il tracollo della sua azienda e la bancarotta fraudolenta che manderà tutti sul lastrico, Popinga compreso. Così il ligio impiegato di una vita accetta di uscire dalla sua e rifarsene un’altra, senza alcuna regola né morale, con l’intento di vivere semplicemente l’istante. Raggiunge la donna da sempre desiderata per possederla, deriso da una risata inattesa la uccide senza neppure esserne consapevole. Poi fugge a Parigi. Sfida la legge, sfida le leggi, le convinzioni borghesi che l’hanno soffocato per tutta una vita e conclude questa surreale parabola nell’unica giustificazione che la società è in grado di accettare e comprendere: la follia, pur non essendo folle si fa credere tale. Splendido romanzo di Simenon.