Soffia lontano,
lentamente e sibila.
Vorrei raccoglierne la polvere
ma tutto quello che riesco ad annusare
è una sottile striscia bianca
che sale d’impeto e mi scoppia dentro.
Respiro ancora, un po’ di più
per qualche minuto
ancora. . .
e riprendo il cammino.
Avessi suole nuove da consumare
le ridurrei a brandelli,
ma me ne resta una appiccicata ai piedi
e non vuole più lasciarmi,
come non m’abbandona l’idea di quel sibilo di vento
che strisciante s’insinua lento nella mia testa
e scuote le fronde dei mie pensieri
e divide il gesto dalla parola
e nasconde un fragile fiato scomparso appena
ma tutto questo non mi consola
che non era ieri e il vento lo sa
e per questo soffia,
ancora,
ancora,
ancora soffia e scuote e insinua,
forse qualche passo più in là,
lontano dal mio sguardo
ma non troppo lontano ch’io non possa vederlo
a stringere le pelli di un tamburo scordato.
A Santino