Milza blues
– Davide Ficarra, 2017 – Navarra Editore – pp. 144 – € 12,00.
Una storia veloce, come il dolore che trapassa. Da fianco a fianco. E lacera nella memoria. Quattro protagonisti, quattro cavalieri figli di un sottoproletariato comune. Quattro banditi dalla serenità di una comune infanzia. Sospesi ad ondeggiare sull’esile filo della legalità. Mai asserviti alla merda che ammorba le strade di Palermo, a quel fare mafioso che rinnegano. Eppure, quei quattro, finiscono col ritrovarsi piccoli Robin Hood al limitare di una periferia di città che pare esserlo in tutta la sua natura. Periferia. Una Palermo in cui il sopruso regna sovrano e il sangue scorre lungo i marciapiedi come i rivoli d’acqua dopo un temporale. Una Palermo dove la collusione pare totale e pertanto assente, perché indefiniti sono i contorni che porterebbero a distinguere il bene dal male. Ed ecco che quei quattro marmocchi stanno lì, lungo il confine, in bilico. E in bilico crescono, diventano adolescenti, scoprono l’amore e il dolore e il blues, che spesso costituiscono la medesima scoperta in una vita al margine.