Miriam,
radi capelli e mani sfibrate
e occhi di luce bianca
di magazzini notturni.
Miriam
e un amore violento
nascosto nel ventre
chè è giorno di paga.
Miriam
che dorme
col pensiero acceso
da urla e bestemmie
nel freddo di un letto
che non ha padrone.
Miriam
che recita il nome
in un sussurro dimesso
e assapora il livore
di labbra invecchiate
nelle lacrime sorde
di un disagio che sa.
Miriam
che muore
senza stuole dolenti
e porta con sé
il respiro del nome
che nome non ha.