E piange e geme e urla
il mare
per la ferita al fondo inferta,
e piange e geme e urla
il mare
per ogni vita sotto coperta
sventrata al lume di sguardi,
di volti passati per caso,
di uomini e i loro ritardi.
Esistenze dal nome perduto
nell’onda notturna d’argento
che stende un lenzuolo negli occhi
e recita senza perdono
un requiem al mare.
Quel mare
che piange e geme
di schiuma e di luna
e nessun orizzonte
ha davanti alle voci
che si cercano ancora
strette tra le parole
mentre il pianto dell’acqua
non le fa più ascoltare.
E forse è stata ingenua speranza,
in quel viaggio mancato,
la mano che ha stretto la sabbia
prima d’essere presa in consegna.