Volgo le spalle al fiume e intono una preghiera,
mentre l’acqua scivola via portando con sé residui di passato,
non conosco le parole
eppure lieve s’alza il canto dalla terra,
e sale, e sale,
oltre gli sguardi increduli dei passanti
e il rumore che sovrasta la speranza.
Sogni dismessi dentro anfratti che non ricordiamo ancora
eppure lieve soffia il canto dalle labbra
e sale, sale.
Stanotte la mia voce è un violino
domani, forse, spezzerò la corda,
ma lasciatemi cantare,
ora.