– Michel Houllebecq – Bompiani – pp. 252 – € 17,50.
Distopico scenario in questo brillante romanzo o anticipazione di una realtà imminente? Lo scrittore francese, lucido nell’analisi della contemporaneità, si spinge oltre, a prefigurare scenari futuri possibili. Letteratura e politica si mescolano tra le pagine di questo densissimo romanzo, propriamente francese, propriamente attuale. La rinuncia, l’ambizione, la visione di una sottomissione calcolata, non vissuta passivamente, ma scelta per convenienza. La natura umana, simile a se stessa, sempre, protagonista della vicenda.
«Ma solo la letteratura può dare la sensazione di contatto con un’altra mente umana, con l’integralità di tale mente, le sue debolezze e le sue grandezze, i suoi limiti, le sue meschinità, le sue idee fisse, le sue convinzioni; con tutto ciò che la turba, la interessa, la eccita o le ripugna. Solo la letteratura può permettere di entrare in contatto con la mente di un morto, in modo più diretto, più completo e più profondo di quanto potrebbe fare persino la conversazione con un amico; per quanto profonda e solida possa essere un’amicizia, in una conversazione non ci si abbandona mai così completamente come davanti a una pagina bianca, rivolgendosi a un destinatario sconosciuto.» [p. 10-11]
«la mediocrità dell’“offerta politica” era addirittura sbalorditiva. Un candidato di centrosinistra veniva eletto per uno o due mandati a seconda del suo carisma individuale, oscuri motivi gli impedivano di concluderne un terzo; poi la popolazione si stufava di quel candidato e più in generale del centrosinistra, si assisteva a un fenomeno di alternanza democratica e gli elettori portavano al potere un candidato di centrodestra, anche lui per uno o due mandati, a seconda della natura specifica. Curiosamente, i paesi occidentali erano molto fieri di questo sistema elettorale, che tuttavia era poco più che una spartizione del potere tra due gang rivali, a volte arrivavano addirittura a scatenare guerre allo scopo di imporlo ai paesi che non condividevano il loro entusiasmo.» [p. 46]
«…si ha nostalgia di un luogo per il semplice fatto di averci vissuto, poco importa se bene o male, il passato è sempre bello, e in effetti anche il futuro, a far male è solo il presente, che portiamo con noi come un ascesso di sofferenza che ci accompagna tra due infiniti di quieta felicità.» [p. 226]