Raccoglie i cocci d’un vetro infranto,
li mette insieme e alla bene e meglio
compone un puzzle con fare lento
e fissa e alla luce del cero rimane sveglio.
Scorge i suoi gesti allegri e pazienti
le corse a rotolare scivolando per i campi
lacrime di pena asciugate dal sole
e divertiti e amorevoli giochi di parole.
Rincorre la strada e la fontana perduta
ricordo d’un’infanzia per nulla vissuta;
una palla che scivola lungo il sentiero
e un amico partito, forse l’unico vero.
Giorni di gloria e progetti da impero
come fumi evaporati nel nuovo, stupido pensiero,
e giorni passati, inseguiti, smarriti
e giorni di pioggia, di vento e tempesta
e giorni di sole, sorrisi e ricordi rimasti soli nella sua testa.
Fulminee conversioni a nuove religioni,
entusiaste ammirazioni di prose e pensatori,
sonore ubriacature e debiti sonanti,
suonatore per un’ora ma solo per passanti.
Amori di un minuto e storie di una vita
svaniscono nel fondo d’una cornice scalcinata
e qualche frammento rimasto per terra
graffia la pelle, la strappa allo specchio
e il calore del sangue che scalpita e urla:
“non sei ancora vecchio!”