Ho pagato per il mio amore, messo alla gogna, additato per la città come qualcuno da calpestare. Un senza dio che non può aver più patria, un uomo che approfitta del suo nome.
Ma qual’è poi il mio, e a cosa mai è servito?
A lenire la fatica del viaggio, forse?
A riempire le pagine dei giornali?
O le tasche del mio sponsor?
No, niente di tutto ciò.
Ho pagato per il mio amore nei sussurri della gente, dentro i mormorii e le stille di veleno cadute giù goccia a goccia in parole calibrate. Ho pagato negli sguardi sfuggenti carichi di rancore, e nei sorrisi stentati che accompagnavano i miei passi.
Ho pagato per la strada. E non conosco salita più ripida della mia stessa vita. Adesso, giunto in cima, scivolo lentamente, senza asfalto sotto i piedi. La temperatura è alta, molto più di quando il sole scendeva a picco sulle nostre teste che si alternavano in vetta alle montagne. Quelle montagne che scrutavamo con sospetto. La fatica spegneva i nostri occhi, senza possibilità di scorgerci così vicini al cielo da poter parlar con Dio. La temperatura adesso è alta, eppure non ho mai avvertito tanto freddo come in questo letto. E nessuna copia di giornale tra la pelle e la maglia può ristorarmi, lo so bene.
Ho vinto ovunque, così dicono.
Tag: ciclismo
Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia. [M.Pantani] Il serpentone è piccolo, lo scorgo appena, pochi tornanti sopra le nuvole. Si muove,…
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