Nemmeno ve ne accorgete, ma vi stanno osservando. E più incauti vi muovete nella vostra quotidianità, più vi affannate a darci dentro nelle beghe di ogni giorno, nei salassi della vita, nelle bollette in fila da pagare, nelle mogli che vi cornificano col sorriso da santarelline, negli amici che non attendono altro che le vostre lacrime caschino sul piatto, più fate tutto questo, cioè vi distraete da loro, più detengono il controllo delle vostre vite.
Vite, direi parvenze, è molto più preciso.
Non esistono vite che loro non vogliano tali, dunque siete, siamo, sottinteso, parvenze della loro volontà. E non sono dei, niente affatto, ma controllori. Qualcuno incomincia a sussurrare che io stia diventando matto, crede che non senta, ma ho orecchie vigili, come da giovane mi muovevo in trincea, taccuino a portata di mano, pronto a raccontare. Allora ero disilluso e carico d’adrenalina, allora l’amore per la vita, la vita stessa mi distraeva da loro, e non vedevo oltre il palmo del mio naso. Mi specchiavo nella mia sete di potenza, nella voglia di assaporare il mondo, e distraendomi a questa maniera non scorgevo il riflesso dei loro occhi puntati su di me. Come su di voi del resto, sebbene in pochi credo possano fregiarsi d’aver avuto una vita intensa come la mia. Nessun senso avrebbe avuto tutto quel mio scrivere, le parole, i paragrafi, capitoli messi in fila uno dopo l’altro, se la mia pelle non avesse portato i segni di quelle esperienze, se la mia anima non si fosse nutrita di esse. Ho vissuto nonostante per gran parte della mia vita, distratto evidentemente da essa, non mi sia accorto di come loro mi osservavano, carpivano ogni mia mossa, anticipavano ogni pensiero, qualsiasi bagliore di volontà o assuefazione nei miei occhi loro lo vedevano bene, prima che io stesso potessi accorgermene.