Stava sistemando le sue scartoffie, e nel contempo considerava la particolarità di quella parola. L’aveva appresa in qualche romanzo americano, o gli era rimbalzata alla mente venendo fuori dallo schermo di un televisore? Ecco, non avrebbe saputo dirlo ma di certo nutriva una certa simpatia verso quel termine, così vago.
Scartoffie.
E ne aveva a bizzeffe sul tavolo, sull’amica poltrona che non riusciva più a dargli il solito riposino pomeridiano. Non ricordava neppure da quanto non riuscisse più a ritrovarsi nella posizione fetale che tanto amava assumere, come se nascosto dentro l’ancestrale postura il mondo non avrebbe potuto scalfirlo più di tanto. Gli mancava la serenità che era certo avere avuto qualche tempo addietro, o così almeno credeva.
Eppure aveva scartoffie, e ne aveva a bizzeffe.
E anche sul bizzeffe avrebbe potuto soffermarsi chiedendosi perché quella parola e non altre.
Come a iosa, per esempio.
O in quantità.