La notte scende lieve, ma sa di far rumore, e forte batte dentro me.
Tra le fronde dei rami, nella distesa di cipressi che si muove oltre le fragili pareti di casa, il vento s’insinua e non sa dormire.
E gioca e ritorna, e sale lento per poi scagliarsi con foga contro le foglie che vorrebbero trattenerlo, ma si rassegnano a vederlo fuggire via, in attesa che ritorni.
Come me.
Il vento.
Bofonchia che non è questo il modo di vivere, di tirar al mattino prima che il sole si svegli e colori la strada, con le dita intirizzite dal gelo, che poco sanno di quel che toccano, e poco riescono a distinguere nel freddo dell’alba che ancora deve giungere. Il vento dice da giorni a modo suo che non è bene ritornare la sera quando le ombre confondono foglie e occhi spenti. Il vento, che nonostante se ne stia in giro per la gran parte del giorno sa di non esser solo quando la pioggia inizia a scendere, a mescolarsi, a danzare per l’aria, a svegliarti nel tepore di una notte troppo presto spezzata dal trillo insolente di una voce meccanica che mi invita a mettermi in cammino.
Tag: lettere
Caro fratello, ieri ho messo su la vecchia canzone. Quella che c’accompagnava lungo il nostro turbolento cammino. Erano tempi in cui bisognava andare di fretta…
Leave a CommentMadre ho finito tutto e tutto mi sembra finire. Le mie tasche sono vuote, provo a rivoltarle ma non esce che polvere, nemmeno molliche, ché…
Leave a Comment