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Tag: stay foolish

Hakuna matata


Norby ha 22 anni, Milena 26. Entrambi sono ungheresi, entrambi studiano l’italiano. Nei tempi morti. Norby è stato spesso a Perugia. La sua ragazza, Francesca, studia là. Milena non ha mai messo piede sullo stivale, eppure studia, perché vorrebbe un giorno lavorarci in Italia. Certo non pedalando come fa per le vie della città olandese.
Entrambi attendono a margine dei ponticelli che abbracciano i canali da una parte all’altra. Attendono sui loro colorati ed eccentrici risciò ciclistici, con manovra assistita, e t’invitano a salire per un’esperienza incredibile. Attendono sfogliando libri o strimpellando improbabili ukulele. Qualche turista salta a bordo divertito dall’idea d’esser portato per la città a ritmo di pedalata. Il viaggiatore prolunga il suo cammino su quei tubolari arrugginiti dall’umidità. Alla maniera di de Andrè che vedeva possibili le corde della sua chitarra come prolungamento delle dita.

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Discorso di Steve Jobs ai neo-laureati di Stanford (12/6/'05)

Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull’unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

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